Cosa Vedere
Scopri le bellezze nascoste di Gerace , un viaggio tra arte storia e cultura.

Il Castello
Edificato probabilmente durante il VII secolo d.C., la sua esistenza è testimoniata già nel X secolo d.C. quando fu devastato insiema alla città dai bizantini. Con la venuta dei normanni, intorno al 1050, fu ristrutturato e fortificato. Nei secoli successivi subì le devastazioni di alcuni catastrofici terremoti. Di esso rimangono una grande torre e poche mura, in parte ricavate dalla roccia e in parte si ergono a picco sui burroni circostanti. Originariamente era dotato di sistemi di canalizzazione delle acque meteoriche, di un grande pozzo, un piccolo oratorio di epoca bizantina, un ponte levatoio sul suo lato orientale, un'ampia armeria, un cortile interno, del quale rimangono alcuni ruderi del colonnato, e altri locali adibiti alle più svariate funzioni. Nella zona antistante il castello vi è un piazzale, denominato "Baglio", forse dal nome del magistrato che nella piazza emetteva le sentenze.

Chiesa di Maria SS. del Carmine
È stata fondata ad un’unica navata a cavallo tra il XVI e il XVII secolo dall’omonima Confraternita, il cui primo Statuto risale al 1777. Le due navate laterali e il soffitto a cassettoni sono stati aggiunti nel 1908. Su quest’ultimo si osserva una pala del XIX sec. raffigurante la Titolare con ai lati S. Simone Stock e S. Teresa del Bambin Gesù. Il ricco patrimonio della chiesa è costituito, fra l’altro, da un calice ed un ostensorio in argento del 1719; un calice in argento del 1764; due corone (XVIII-XIX sec.) in argento, due corone in oro e argento plasmate da Gerardo Sacco, la statua in legno di S. Francesco da Paola del XVII sec. e quella della Madonna del Carmine del 1750. Ogni anno in luglio, durante i festeggiamenti, si svolge una caratteristica fiera del bestiame.

Palazzi Storici
Palazzo Lombardo
Ha due piani più un seminterrato. La facciata principale è simmetrica, presenta lesene e balconi angolari mentre il portale è in pietra sagomata.
Palazzo Del Balzo
Questo antico palazzo nobiliare ha una corte dalla quale parte la scala principale con tre ordini di arcate. L'esterno è in intonaco misto e la copertura a falde con tegole.
Palazzo Candida
La pianta è complessa, ha una corte e piccoli giardini. E' costruito su due livelli: al piano terra ci sono ampie arcate e sopra, balconi con mensole scolpite.
Palazzo Caracciolo-Capogreco-Manfrè (conosciuto come Palazzo degli Svizzeri)
E' articolato su due livelli con una corte centrale con doppia scala a tre rampe. L'atrio ha una volta a botte su cui è stato dipinto lo stemma familiare. Particolare è il piano di calpestio, in ciottoli di fiume.
Palazzo Macrì
Palazzo a corte, presenta un portale scolpito con motivi floreali. La copertura è a falde con tegole.
Palazzo Via IV Novembre
Si presenta come un grande blocco quadrangolare con giardino. La facciata ha linee semplici, con un portale in pietra sagomata ed un solo balcone con cornice centinata.
La copertura è a falde con tegole.
Palazzo Migliaccio
La facciata è simmetricamente articolata. Il portale ha una doppia cornice in pietra sagomata con stemma nobiliare, ai lati due aperture squadrate e, al primo piano, tre balconi con mensole. La copertura è a falde con tegole.
Palazzo Oliva di Grimaldi-Serra
Palazzo nobiliare a corte costruito nel XVIII secolo. Conserva un portale in pietra sagomata con stemma in chiave. Sopra, due finestre binate archiacute. La copertura è a falde con tegole.
Palazzo Del Tocco (già Grimaldi-Serra)
A pianta rettangolare, ha una facciata asimmetrica con uno zoccolo per colmare il dislivello. Il portale presenta due semicolonne con capitello, in alto una trabeazione. L'androne è coperto a volta, da dove parte il vano scala.
Palazzo Scaglione
Palazzo nobiliare a corte su due piani. Ha un grande cortile d'ingresso e un giardino che giunge fino alle Bombarde. La facciata ha linee semplici. Avrebbe alloggiato qui lo scrittore inglese Edwad Lear. Una targa ricorda l'onorevole Gaetano Scaglione, nato in questa casa il 31 ottobre 1852.
Palazzo Arcano
E' un edificio a corte su due piani. Il portale è a conci scalpellati e rappresenta il ciclo della vita. In basso a sinistra è scolpito il bambino, a metà il giovane e sulla chiave di volta colui che parla e agisce, cioè l'adulto. A destra, a metà, il teschio e la morte, quindi la vecchia; in basso la metamorfosi e le foglie di acanto, simbolo della vita eterna.
Sopra il portale si nota un lungo balcone. L'androne del palazzo ha una copertura a botte incannucciata.
Palazzo Capogreco
A pianta regolare. La facciata presenta doppie lesene e balconi con mensole in pietra scolpita. L'esterno è in intonaco misto, la copertura a falde con tegole.
Palazzo Delfino
La particolarità di questo palazzo di epoca rinascimentale, in una traversa di Largo Barlaam, sono le due bifore ogivali bicolori, in calcare e pietra lavica, che creano un'alternanza cromatica tra il bianco e il nero.
Casa Oliva (ex monastero delle Clarisse)
L'edificio, oggi di proprietà privata, un tempo ospitava l'ordine religioso delle Clarisse. Degni di nota sono il cortile interno ad archi, dove sono visibili alcuni frammenti lapidei e un'iscrizione di età imperiale.
Casa Marvasi
Edificio medievale su due livelli. Il portale, al centro della facciata, è archiacuto a conci irregolari. Sopra, una splendida bifora con colonnetta centrale e capitello in marmo bianco. L'esterno è in intonaco misto, la copertura a falde con tegole.
Casa Trombì
Presenta una pianta trapezoidale. Il portale ha una doppia cornice in pietra sagomata. La copertura è a falde con tegole.
Casa Gratteri
A pianta trapezoidale, ha un androne quadrangolare coperto da una volta a crociera. Il portale lapideo è a conci d'imposta sagomati.
Casa Rodi
Conserva un portale in pietra squadrata con archetti pensili su mensole di pietra scolpita. La copertura è a falde con tegole.

Cattedrale
La Cattedrale di Gerace è fra le «più insigni fabbriche della Calabria», G. da Fiore, Della Calabria illustrata, II, p. 305. Essa, che contempera caratteri greci e latini, fu costruita su avanzi di una preesistente struttura sacra dedicata all’Aghìa Kyriakì (Santa Ciriaca) risalente all’VIII secolo, tra il 1085 ed il 1120, sotto il dominio dei normanni. L’edificio, trinavato con icnografia a croce latina, di stile bizantino-romanico-normanno, misura 1898 mq. ed è la più grande chiesa romanica dell’Italia Meridionale. È dedicata all’Assunta. La Cattedrale è il monumento più rappresentativo dell’architettura bizantino-romanico-normanna calabrese e si presenta maestosa sia all’esterno che all’interno. Fu costruita tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo (sotto Ruggero II), su una preesistente struttura sacra dedicata all’Ajia Kiriaki (Santa Ciriaca) in periodo normanno. La simmetria delle due absidi poste sulla stessa linea, è dovuta ad eventi sismici che hanno invalidato fin dall’epoca sveva tutto il settore ovest della Fabbrica. In seguito a ciò l’abside occidentale, eretta con blocchi parallelepipedi di arenaria locale, fu e ampliata da Battista Caracciolo conte di Gerace dal 1432 al 1449; mentre quella centrale in conci di pietra e malta, venne fatta riedificare dal vescovo Pellicano assieme al portale baroccheggiante nel 1829, sostituendo la loggia caduta in seguito al terremoto del 1744. Sulle due absidi, orientate ad Est secondo lo stile bizantino, sono posti due monoculi. L’adiacente Arco dei Vescovi fu eretto verso la fine del ‘500 e aveva la funzione di dare maggior fasto all’ingresso dei presuli neo-eletti provenienti, sul dorso di un’asina bianca, dalla chiesa di S. Martino. Sulla sommità vi è una caratteristica Meridiana tuttora funzionante con lo stemma del vescovo attuale. Oltrepassata l’arco della meridiana, a settentrione viene subito di fronte l’abside primitiva. Il vasto corpo longitudinale è diviso in tre navate da 20 colonne granitiche e in marmo (scanalate o lisce), interrotte al centro da due pilastri a T e sormontate da capitelli di forma varia. Lungo la navata sinistra è posto il bassorilievo raffigurante l’Incredulità di S. Tommaso opera della prima metà del ‘500. L’abside accoglie l’altare del Sacro Cuore di Maria realizzato nel 1771 dal marmoraro napoletano Domenico Mazza. Nel transetto destro sono collocati il sepolcro dei cointi Giovanni e Battista Caracciolo (realizzato nel 1575 da Domenico Manni) e il monumento funebre della famiglia Polizzi realizzato verso la fine del XVI secolo da Lorenzo Calamech. Il rivestimento marmoreo della Cappella del SS. Sacramento è della prima metà del XVII secolo, opera di maestranze locali. Il bel tabernacolo è cinto da otto colonnine sormontate da altrettanti capitelli. Nella Cappella sono collocati due dipinti raffiguranti l’Ultima Cena (XVIII sec.) di scuola napoletana e la Sacra Famiglia del 1682. L’altare maggiore voluto dal vescovo I. Del Tufo in marmi policromi è del 1731 opera di Antonio e Giuseppe Palazzotto da Catania e Antonino Amato da Messina. La mensa ecumenica in tufo bianco è stata consacrata nel 1995 dal vescovo Bregantini con il Metropolita greco-Ortodosso Spiridione in uno spirito di fraterno ecumenismo come è possibile leggere nelle scritte in greco e in latino: “che siano una cosa sola”. La sottostante cripta si presenta con un’icnografia a croce greca irregolare, divisa da 26 colonne di spoglio. I capitelli bizantini e classici, tranne una a fogliame corinzio, furono fatti sbozzare nel 1853 dal vicario capitolare Michele Sirgiovanni per rivestirli con decorazioni d’epoca. La sua storia è legata alle prime laure eremitiche sorte a Gerace tra il VII e l’VIII sec.. In corrispondenza dell’originaria grotta, quella più importante, in seguito è stato probabilmente stato edificato un oratorio bizantino e alla fine dell’XI secolo è stata trasformata in cripta dopo la costruzione del soprastante corpo longitudinale. Il Sacello della Madonna dell’Itria (=guida della via) è chiuso da un cancello in ferro battuto seicentesco, opera di artigiani serresi. Sull’altare è posta la Vergine col Bambino del XIV secolo. Anticamente qui era collocata un’icona raffigurante la Vergine dell’Itria, secondo la leggenda ritrovata in una cassa sulle rive del mare antistante. La Cappella è abbellita da decorazioni e stucchi fatti applicare dal vescovo Bandinelli Sauli nei primi del ‘500 e dal vescovo Orazio Mattei nel 1613. Molto pregiate sono le decorazioni murali in marmo che rappresentano i titoli attribuiti alla Madonna nelle litanie.

Chiesa di San Francesco
Voluto da Carlo II nel 1294, così come attesta l’unico documento di cui si è in possesso, l’edificio rientra nella grande campagna costruttiva propria del sovrano napoletano. Nonostante questa affermazione, un’analisi della chiesa, la cronologia relativa proposta per le varie parti definenti l’intero edificio e i confronti operati con molte strutture ecclesiastiche nel Regno proprie dell’azione di Carlo e di Roberto, portano a riconoscere, anche a Gerace, un evento architettonico posto a cavallo tra i due diversi sovrani, di cui uno è riconosciuto come fondatore e un altro come esecutore.

Chiesa di S. Giovanni Crisostomo
(Detta anche di San Giovannello). All’interno sono ben evidenti la Pròthesis e il Diaconicon ed una cisterna anticamente alimentata dalle acque piovane. La chiesa è dotata di due porte, un tempo destinate una ai fedeli e l’altra comunicante con l’adiacente Monastero. Negli anni ’90 del XX secolo è stata innalzata a parrocchia bizantina dipendente direttamente dalla Metropolìa Greco-Ortodossa d’Italia. Come tutte le chiese di rito bizantino ha l’abside rivolta ad oriente.

Chiesa del Sacro Cuore di Gesù
La chiesa fu costruita sull’antico impianto dell’edificio dedicato a S. Stefano col nome di S. Maria della Sanità. Distrutta durante il terremoto del 1783, venne riedificata a cura della Confraternita del Sacro Cuore e di Maria SS. del Rosario nel 1851 (tuttora operante), sotto quest’ultimo titolo. Il soffitto è decorato con stucchi ed immagini tratte dall’Antico Testamento. Il pavimento è in maiolica d’epoca. Organo a canne del 1888. Il portale e la facciata sono in stile barocco, mentre la cupoletta è a coppo sporgente.

Chiesa di Santa Maria del Mastro
Fu fondata in epoca normanna nel 1083-1084 e dedicata ai megalomartiri Eustrazio e Caterina. Scavi effettuati dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria, hanno portato alla luce diversi ossari, ceramica varia, stucchi decorati del XII secolo. Il materiale proveniente dagli ossari si può dividere in due gruppi: materiale di uso quotidiano e materiale rituale.

Chiesa di San Nicola del Cofino
È il tipico sito di preghiera bizantino paleocristiano. A forma di cesta, si presenta a tre navate e potrebbe risalire al VII-VIII sec.. All’interno sono visibili tracce di affreschi (X-XII sec.). La chiesetta paleocristiana presenta tre ingressi asimmetrici con quello centrale di maggiori dimensioni, quattro nicchie, molte absidiole rudimentali ed una calotta piramidale. Nel 1985 sono state rinvenute nell’alveo della struttura 15 tombe di tipo basso-medievale, alcune monete risalenti al XV-XVI sec., ed una cisterna collocata dietro la nicchia centrale. Nella zona soprastante, a ridosso della struttura, è posto un superstite muro di cinta medievale munito di feritoie.

Chiesa di Santa Caterina
La chiesa, di epoca normanna, è divisa in tre navate. Negli ovali disposti lungo la navata centrale, datati 1753, sono raffigurati i Santi: Daniele, Pietro, Francesco e quelli del luogo Ciriaca, Veneranda, Jejunio, Antonio del Castello, Nicodemo. Accanto alla chiesa è stata scoperta una piccola necropoli medievale. Il portale centrale del 1705 è opera di maestranze locali. Nella parete ovest si identificano i resti di un portale che doveva essere l’antico ingresso della chiesa bizantina.

Chiesa dell'Annunziatella
Molte altre chiese hanno radici nell’architettura bizantina come quella dell’Annunziatella, in cui si identificano tracce di affreschi. Le pareti ospitano due ordini di monofore, segno evidente della trasformazione subìta. In questi ultimi tempi è stato terminato il restauro conservativo di questo edificio religioso, grazie al quale è stata riportata alla luce l’intera abside orientata ad est caratterizzata da decorazioni in laterizi e tessiture a spine di pesce molto particolari.

Chiesa di Maria SS. Addolorata
A pianta ellittica, già dedicata a S. Pietro Apostolo, si trova ubicata in via Paolo Frascà (una delle vittime delle Fosse Ardeatine) e si accede tramite un elegante portale del 1756. All’interno vi sono quadri raffiguranti Maria SS. Addolorata con S. Filippo Neri (XVIII sec.), Cristo davanti a Caifa e Cristo alla Colonna. Sulla cantoria si trova un organo a canne del 1850. La statua della Madonna Addolorata del 1762 è stata commissionata dal vescovo Scoppa allo scultore napoletano Francesco Vittozzi. È operante l’omonima Confraternita riconosciuta con Regio Assenso nel 1778.

Chiesa di San Giorgio Martire
Demolita in seguito al terremoto del 1783, la chiesa fu riedificata nel 1876 ad unica navata. Tra le opere d’arte custodite vi è un olio su tela di pregevole fattura del XVIII sec. di scuola napoletana raffigurante S. Giuseppe col Bambino, una Madonna in Gloria tra angeli che appare a S. Biagio di Francesco Saverio Mergolo (1746-1786) realizzata probabilmente nell’ottavo decennio del XVIII sec., una pila lustrale del 1646 appartenuta alla chiesa di S. Biagio, un calice in lamina d’argento sbalzata con base decorata a cesello con motivi di tralci d’uva del 1776.

Chiesa di Santa Maria di Monserrato
Edificata nel 1636 ad unica aula, è sormontata da una caratteristica cupola ad embrici. La chiesa conserva all’interno le spoglie del latinista Francesco Nicolai ed una statua lignea della Madonna, di antica fattura, collocata sull’altare fatto realizzar dal farmacista Antonio Carusetta nel 1744. Nella volta presbiteriale, nascoste sotto uno strato di vernice, affiorano tracce di affreschi seicenteschi. Attiguo vi è il rudere del romitorio.

Convento dei Cappuccini
Di stile semplice è il complesso conventuale dei Cappuccini alla Piana. La chiesa col titolo di S. Maria La Nuova fu assegnata nel 1534 ai frati, i quali edificarono il convento che nel corso del XVII sec. fu completato nella sua struttura quadrilatera. Appartenenti alla chiesa sono l’altare maggiore e i due laterali dedicati a S. Felice da Cantalice e S. Pasquale Baylon in noce ed un ciborio con tarsie in avorio e madreperla, realizzati nel 1720 da fra’ Ludovico da Pernocari, attualmente dislocati in altre chiese geracesi in attesa di essere ricomposti nella sede originaria.

Chiesa di San Michele de' Latinis
La costruzione attuale risale probabilmente al XVI secolo. L’ingresso è del 1687. Lateralmente presenta un portale murato del XIII secolo. Dal 1997 la chiesa è dedicata alle vittime della violenza.

Chiesa di San Martino
Di origine bizantina come testimoniato da una piccola necropoli trovata nelle adiacenze, fu ricostruita dopo il terremoto del 1783. La facciata è di gusto tardo-barocco-neoclassico con torre campanaria cuspidata. L’interno è ad unica navata. Anticamente vi era un pregiato organo a canne.
Altre Chiese
Convento dei Riformati di S. Francesco con la chiesa dedicata a S. Francesca Romana di cui rimangono la cupola internamente affrescata, parte del chiostro ed il pozzo. S. Nicola Camobrecone. Chiusa al culto, con portale litico di stile neoclassico. Nei pressi vi è anche l’antica chiesa bizantina di S. Simeone Profeta (S. Siminio) in stato ipetrale dove affiorano tracce di affreschi.
Altri Monumenti
Porte Urbiche
Le porte urbiche di Gerace erano 12 suddivise in due gruppi: il gruppo delle porte interne racchiudeva la parte interna della città detta città del Sole, il gruppo delle porte esterne era sito nelle mura urbiche ed era inserito nel sistema di prima difesa della città. Le porte urbiche apertesi direttamente nelle mura erano: porta del Cofino, porta del Ponte, la porta Maggiore o del Borghetto, la Portella o porta della Piana, la porta di Santa Barbara, e la porta della Sideria.
All’interno della città vi erano altrettanto porte che rendevano sempre più difficile il raggiungimento del cuore della città, costituito dalla Cattedrale e Castello. Chi entrava dalla porta del Borghetto, s’imbatteva, quasi in cima a questo piccolo quartiere di Gerace, nella porta del Ponte, sulla quale faceva spicco il millesimo ‹‹1503›› e, accanto alla quale era l’altra dello stesso nome, che invece si apriva nelle mura su un piano più basso.
La via del borghetto attraverso la porta interna del ponte, dava nello spiazzo sul quale sono: l’edificio che fu sede dell’ospedale di San Giacomo, l’inizio di via Santa Lucia, e l’inizio della passeggiata delle Bombarde. La via di Santa Lucia era custodita dalla porta di Tracò ed aveva in fondo un’altra porta protettiva la porta di Santa Lucia. Proseguendo verso l’interno della città si attraversa prima la porta del Sole o delle Bombarde, la non più esistente porta Grande e la Porta dei Vescovi. Ognuna delle porte urbiche, nel passato era guarnita da strutture religiose. In fase magno greca troviamo un Ninfeo sia presso la porta del Cofino che presso la porta di Santa Lucia; in fase cristiana, il Ninfeo del Cofino accoglie culti cristiani e nel medioevo diviene soccorpo della chiesa di San Nicola (del Cofino). Presso la porta di Santa Lucia sorgevano le chiese cavernicole di Santa Lucia e di Santa Maria Nives. Tutte le altre porte hanno avuto anche la loro chiesa.
Porta dei Vescovi
La porta dei Vescovi detta anche della meridiana, fu eretta in epoca recente, forse nel ‘500, in aderenza alla Cattedrale. Questa porta, abbellita a dovere con iscrizioni, pitture e lo stemma vescovile in cima ad essa, rappresentava la meta finale della lunga cavalcata che compiva ogni nuovo vescovo entrando in città, partendo nelle epoche più remote della chiesa di San Michele, successivamente della chiesa di San Martino, sita nel borghetto. In altra Epoca il corteo del vescovo neoeletto partiva dalla chiesa di San Nicola del Caos, posta di fronte alla porta del borghetto.
Le Bombarde
Erano delle spianate che correvano lungo le mura di cinta su cui venivano posizionati i cannoni a difesa della costa. Oggi sono degli splendidi terrazzi da cui è possibile ammirare l’incantevole paesaggio della Locride.
La Pineta dei Cinque Martiri
Nella Piana di Gerace, nella parte bassa della città, si trova una splendida pineta naturale dove il 2 ottobre 1847, furono fucilati cinque giovani rivoluzionari passati alla storia come i “martiri di Gerace”.In loro ricordo è stato eretto, nel 1926, un monumento con bassorilievo in bronzo raffigurante una figura di donna alata (la libertà) nell’atto di spezzare una catena. L’autore dell’opera è Francesco Jerace.
E’ possibile vedere ancora, in uno dei vicoli del centro storico, la piccola cella con grata che ospitò i giovani prima dell’esecuzione.
Fontana della Piana
E’ ad arco, con annesso acquedotto, costruita nel 1606.
Fontana di “Longuvardu”
IL suo nome significa “guardo lontano”. Risale al XVIII secolo.
Edicola della Piana
Fu eretta per volontà del popolo, in seguito al terremoto del 1783. Conserva un affresco che raffigura la Madonna del purgatorio tra gli angeli.
Monumento ai Caduti
Una colonna spezzata con, in basso, un’aquila con le ali spiegate reca una targa in ricordo dei caduti della I guerra mondiale.
Torre di avvistamento o di San Siminio
Alle porte urbiche si aggiungevano le mura difensive che circondavano il centro e le torri di avvistamento, erette in periodo aragonese per difendersi dai turchi, di cui rimane quella di S. Siminio (il nome è da attribuirsi alla vicinanza della torre ai resti della omonima chiesa). La torre è sita in via Savonarola in località Borgo, essa è attigua a Palazzo Spataro ed è databile al XVI secolo. La torre è stata restaurata di recente ed è stata inserita una cupoletta in vetro nella parte centrale della copertura.